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martedì 11 settembre 2012

Rivoglio la poesia.
Come quando avevo dieci anni e attaccavo volantini ambientalisti sui cartelli dei lavori in corso mentre segavano il mio albero. Come quando pomiciare nel giardino della Bianca Siliani era un'avventura. Come quando andare in campeggio nel bosco era una prova di coraggio. Come quando si accendeva il Bivacco e si cantava commossi l'ultima canzone prima di dormire. Come quando scrivevo lettere d'amore lunghe otto pagine e le lanciavo in faccia al mio amore del liceo senza guardarmi indietro. Come quando si occupava a scuola e si dormiva in palestra con rimasugli di pasti a base di birra e patatine sui tappeti del salto in alto. Come quando si suonava la canzone del sole a ripetizione perchè era l'unica che sapevamo tutti. Come quando urlare in un megafono ti dava la sensazione di star facendo qualcosa di importante. Come quando "1000 per la questura, 5000 per gli studenti". Come quando c'erano le regole per le feste, che dovevano finire entro mezzanotte perchè da mezzanotte a mezzanotte e mezza si faceva mezzo litro di caffè e si ripuliva l'alcol, il cibo e gli sbronzi. Come il mio primo bacio in corridoio a scuola, con la professoressa Boschi che mi guardava da dietro gli occhiali spessi. Come il mare d'inverno. Come la stufa a legna in camera e otto piumini sul letto. Come Vincenzo che dorme in mutande sul divano. Come quando correvo in bicicletta sotto la pioggia come gli eroi. Come quando uscivo di casa sbattendo la porta perchè non mi piaceva l'atteggiamento di mio padre. Come quando si passavano serate a cercare angoli bui dove sfiorarsi. Come atti osceni in luogo pubblico. Come i triangoli di ponte santa trinita coi vigili. Come le nevicate a febbraio.
Come i pianti convulsi sulla spalla di un amico. Come le fughe e i treni e le gite fuori porta. Come i kebab di capodanno. Come Parigi 2009. Come una tenda per due, stretta e bollente sotto il sole. Come la corsica e le mucche sulla spiaggia. Come quando le figurine costavano duecentolire. Come quando la paura più grande era il dentista e la vergogna più grande erano gli occhiali. Come quando ci inventavamo lingue straniere per non farci capire dagli altri. Come quando non c'è bisogno nemmeno di parlare per capirsi. Come quando l'amore è disperato ma allo stesso tempo continua a sperare. Come quando mandavo i fiori a casa di Leo per tirarlo su di morale. Come quando una canzone diventava simbolo del cambiamento, del periodo, di un sentimento. Come quando un sogno era la mia bussola. Come quando nulla era più importante di un ideale forte. Come quando scrivevo per raccontare e non per lamentarmi. Come quando si diceva che saremmo andate nelle Filippine l'estate dei nostri 18 anni. Come quando c'erano i club esclusivi con test d'ingresso. Come quando non era un grosso problema innamorarsi ogni giorno. Come quando bastava piangere cinque minuti per sentirsi meglio. Come quando andare al cinema era imbrocco sicuro. Come quando leggere un libro era poetico. Come una cuffia per uno. Come cantare in motorino sulla strada per Arcetri. Come Bellosguardo. Come mani sfiorate sotto una coperta e baci avvolgenti quando nessuno guarda.
Come avere vent'anni. Rivoglio la poesia, perchè senza non c'è gusto, non c'è significato, non c'è emozione, non c'è intensità, non c'è importanza.

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