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domenica 28 ottobre 2012

Kitchen

Recentemente ho letto "Kitchen" di Banana Yoshimoto.

Sono riuscita a passare oltre la diffidenza che suscitava in me un'autrice che si soprannomina "Banana", e il cui unico libro avessi mai visto in giro era "Delfini", edito da feltrinelli, con una copertina per me disincentivante (con dei delfini, appunto - viva la fantasia). Non bisogna giudicare i libri dalla copertina ma io, dannazione, lo faccio.
Però poi una mia cara amica mi ha consigliato di leggere Kitchen, il libro d'esordio, che a lei è piaciuto tanto. Stavolta il titolo era più intrigante, e la copertina molto pop mi ha dato un'impressione di maggiore affidabilità.
Il risultato è che l'ho letto in due giorni. E mi è piaciuto un sacco.
La nostra amica Banana ha un modo particolare di scrivere - non credo sia perchè è Giapponese, credo dipenda dalla sua sensibilità - che si accorda perfettamente al mio stato d'animo, almeno a quello di questo periodo. Quindi leggere questo libro è stato rinfrescante, poetico e interessante.
Sia Kitchen che il racconto che segue parlano di chi rimane solo dopo aver conosciuto la morte, e della vita che può ancora esserci dopo. E tutte le metafore e i significati che vorrete dare a questo libro, riuscirete a darglieli, perchè è talmente poetico e talmente vero che non c'è nessuno che possa onestamente dire di non aver mai pensato qualcosa come "La separazione e la morte sono atroci. Però un amore che non sembri l'ultimo della vita, per una donna non è che un inutile passatempo.".
Boom.
Rispondete a questa, bimbe.
La mia diffidenza si è azzittita, e credo sia cominciato un amore.
Ho scoperto che c'è anche un film del 1989 basato su Kitchen, ma i primi cinque minuti del film, che ho trovato su youtube, mi hanno fatto passare la voglia di sbattermi per trovare lo streaming per vederlo: i dialoghi sono sconcertanti e la regia non rende minimamente quello che manca alle parole. Credo sia difficile trasporre in immagini un libro come Kitchen, basato molto sull'introspezione della protagonista e su alcuni gesti e situazioni poetiche descritte in maniera così personale.
Quindi, casomai, leggetevi il libro. E per invogliare chi di voi giudica i libri dalle copertine, vi lascio una citazione.




Quando vidi le ragazze che venivano a scuola a prendere lezioni di cucina, capii la ragione della mia fortuna. Il loro atteggiamento era completamente diverso dal mio. Loro vivevano nella felicità. Erano state educate, forse da genitori affettuosi, a non oltrepassare mai i limiti di quella felicità, a qualunque cosa si applicassero. Così non conoscevano veramente la gioia. Non si può scegliere tra queste forme di vita. Ognuno vive solo come sa. Felicità è anche non accorgersi che in realtà si è soli. Non è mica una cosa da disprezzare. Si mettono il grembiule, ridono giulive, imparano a cucinare, si innamorano mettendocela tutta, magari anche con qualche lacrima e ansia, e alla fine si sposano. Una vita così non mi dispiacerebbe. E' facile, è bella. Io invece, quando sono stanca di tutto, quando ho i brufoli, quando di notte avverto la solitudine e telefono a tutti gli amici e nessuno risponde, odio la mia nascita, la mia educazione, la mia stessa vita. Sono scontenta di tutto. Però quell'estate meravigliosa, in questa cucina...Dopo aver conosciuto una gioia simile, non posso tornare indietro. Voglio assolutamente continuare a sentire che un giorno morirò. Altrimenti non mi accorgo che vivo. Per questo è così la mia vita.
A volte, nel buio, mi avvicino passo passo verso l'orlo di un precipizio, ma se sbuco su una strada maestra tiro un respiro di sollievo. Anche quando penso di non farcela conosco la bellezza della luce della luna, lassù. Una luce che penetra nell'anima.

5 commenti:

  1. Risposte
    1. Probably everybody and nobody. It's something like an everyday challenge: closing the circles and doing things even in the most unpleasant weather of the mind.

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  2. quando parlo di libri sembro spocchiosa, una del tipo "eccola...crede di saper tutto lei...", corro il rischio, leggere è la mia vita e Kitchen lo comprai subito, appena uscito e, ormai davvero molti anni fa, un amore folle per Banana mi attanagliò e volli ogni suo libro, e lessi tutto di lei sempre voracemente! Ho tutti i suoi libri fino al 2001 credo, in fila su uno scaffale, un amore così non si dimentica!
    Grazie per il tuo commento sul mio blog, mi hai commosso!
    Baci
    D.
    http://sciccosidettagli.blogspot.it

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    1. Grazie a te. :)
      Parlare di libri e anche cultura in generale è sempre un "rischio", ma si corre volentieri.
      Besos

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  3. Ho letto questo libro un bel po' di tempo fa, e non mi è rimasto molto della storia; sola una sensazione di sospensione. Però lo ricordo come una piacevole lettura.
    Alla Feltrinelli ho visto l'ultimo della Yoshimoto, magari lo prendo! (e poi è in offerta, che non guasta...)

    http://marmellatadigiuggiole.blogspot.it

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