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giovedì 30 agosto 2012

Sogno n° 1

Se un uomo crede in modo sufficientemente fervido, agli occhi di chi lo guarda diventa irreale. E più tenacemente crede, più ciò in cui crede diventa irreale quanto lui. Tutto ciò è bellezza: questa è l'utile bellezza dell'uomo e del suo credo agli occhi dell'Universo.

Sono nel letto di F. Un raggio di sole entra nella stanza, taglia il letto di traverso, mi solletica il naso, apro gli occhi. Dormivo, ora non dormo più.
Alla mia sinistra c'è il muro, il muro blu, blu cielo, cielo turchese, turchese come il fondo degli occhi di un neonato che lo guarda. Nel muro c'è una crepa. La crepa si spacca, il muro si sgretola rivelando il Mondo Reale dietro la coltre di cemento della finzione. Cammino in mezzo a cascate rosso sangue, il cielo è giallo ocra, gli schizzi delle cascate non mi bagnano, mi accarezzano la pelle come schiuma morbida. Cammino in mezzo alle cascate, il sentiero è giallo come il cielo. Man mano che vado avanti la visuale si allarga, i colori cambiano. Ci sono cascate, valli di cascate di acqua colorata e limpida, digradante dal rosso all'arancione, dal giallo al verde, dal verde al blu, dal blu al viola. E oltre le cascate altre valli, alberi, montagne, montagne altissime sulle cui cime imperversano tempeste di ghiaccio. Un Mondo selvaggio, ma reale come me in questo momento sdraiata sul letto di Federico, il 29 Agosto 2012.
Mi scopro creatura bionda, altissima, gigantesca eppure eterea. Lunghi capelli biondi senza forma, il corpo nudo gigantico, grandi enormi ali piumate sulla schiena - ali che non riesco a usare, non riesco a volare. Sotto di me un cavallo nero, anch'esso gigantesco, possente, lucido come marmo ma leggero come il vento. Corro su quel cavallo. Devo andare, devo andare, devo andare. Non so dove, ma lo scopro presto. Al centro della valle, prima nascosta alla mia vista, scopro una torre altissima, una torre di bianco alabastro che sorge al centro di una radura tra i boschi multicolore. Capisco che sono lì per liberare l'Imperatrice.
La torre di alabastro è solo l'estremità esterna della struttura che ho davanti: è il centro del Mondo, la Torre Sacra degli Imperatori. Sotto la bianca torre altissima c'è un'altra torre, scavata nella nera roccia sottostante, un edificio speculare al primo, ma rivolto verso il centro della terra, ed è lì che io devo andare. Da lì devo cominciare, per liberare l'Imperatrice. C'è una stretta fessura nel terreno, in corrispondenza del portale bianco: l'entrata per il Mondo di Sotto, il regno dell'Imperatore.
Il mio cavallo sparisce. Mi insinuo nella fessura e mi trovo davanti una scala a chiocciola infinita, verso il fondo della torre rovesciata. Cammino, un gradino per volta, in un silenzio surreale. Non ho paura. Anche se non so cosa mi aspetta né cosa dovrò fare per liberare l'Imperatrice, so che tutto mi si chiarirà al momento giusto. Scendo, respiro, scendo, respiro. Le ali giacciono inutili sulla schiena, mi infastidiscono. Perchè avere le ali se non posso usarle?
Scendo. Scendo. Scendo. C'è una flebile luce sul fondo, ma non è una lampada, non è una candela.
È la Libertà.
Sul fondo nero della torre rovesciata vedo un'aquila azzurra, azzurra come il cielo limpido che si fonde col mare. Emana luce, l'aquila. Ma è imprigionata: le ali legate strette da una catena rosso vivo incastonata nella nuda roccia della torre. L'aquila non si dibatte, non lotta. È immobile nella sua prigionia millenaria, gli occhi velati di una nube rossa come la catena. Il rosso della catena e del velo sugli occhi dell'aquila è la Paura. Ne avverto la presenza come fosse un odore; è la subdola Paura che tiene imprigionata l'aquila.
L'imperatore siede al centro della torre, lo stesso sguardo velato dell'aquila, i polsi incatenati. Dai polsi si innalza un catenaccio rosso che sparisce verso l'alto nell'ombra della torre.
Capisco che l'aquila è lo Spirito degli Imperatori, tenuto in ostaggio dal rosso mostro della Paura.
Le catene dell'imperatore giungono fino alla torre di alabastro, e tengono l'Imperatrice legata a terra, luogo che non le compete, impedendole di salire la scala che dal fondo della torre porta al più alto dei Cieli Liberi del Mondo. Allo stesso modo, all'Imperatore è impedito di sedere sul suo trono, che giace abbandonato nelle profondità della terra, sotto la torre, costringendolo a rimanere in un limbo, senza contatto con le Radici del Mondo, senza potersi riunire a quelle Radici e poter essere sicurezza per il volo dell'Imperatrice e per la Libertà degli Uomini.
Prendo l'aquila tra le mani, tiro la catena con tutte le mie forze, provo a volare per tirarla su verso l'alto con me, non riuscendo ad alzarmi da terra. Non succede niente.
Urlo come se mi stessero strappando dal corpo la carne a brandelli.
Respiro male. Devo liberare l'aquila e sento solo la Paura sghignazzare dentro di me.
Prendo la testa dell'aquila tra le mani, l'animale è docile, non si muove. Mi guarda da dietro il velo dei suoi occhi. Vedo un barlume di ribellione, vedo desiderio, vedo passione, vedo rabbia.
Fisso i miei occhi nei suoi, con tutta la dolcezza e la determinazione che sono capace di trovare, e lentamente abbraccio l'aquila nelle mie immense ali bianche. Una grande luce ci avvolge, emaniamo luce dagli occhi, dal corpo, dalla punta dei capelli e delle piume. I lacci rossi si sciolgono, il velo svanisce, e la Paura sfuma nel nero profondo della torre della Terra. L'aquila si libra in volo, sbatte le ali tre volte ed è già alla sommità della torre, dove tutto è scuro ai miei occhi. Ma so che è tornata a solcare i cieli con gli Spiriti degli Imperatori.
Nello stesso momento in cui l'aquila veniva liberata, anche l'imperatore era stato sciolto dalle crudeli catene, e giaceva ora seduto a terra guardandosi le mani.
Mi avvicino e mi siedo davanti a lui. Non ci parliamo. Lui ha una lunga barba bianca e una corona semplice e splendente. Le sue vesti riacquistano i colori e i ricami preziosi e i suoi occhi tornano a splendere di gioia. Nelle sue mani appaiono un pugno di terra e un bastone.
Il bastone è il suo simbolo, il comando, ciò che lo tiene ancorato a terra, alle origini, alle radici del mondo. La terra è Lui. Per ringraziarmi mi dona quel pugno di terra, e lo pianta al centro del palmo della mia mano. All'istante, dalla mia mano nasce un piccolo bocciolo di rosa, ancora non schiuso.
Sorrido all'Imperatore mentre sotto di lui si forma una scalinata magnifica che lo porterà nelle viscere della Terra, dove potrà finalmente prendere il suo posto tra le Radici e proteggere il suolo su cui tutti noi camminiamo.
Ora devo liberare l'Imperatrice.
Comincio a risalire la scalinata, ma mi sento leggera, più leggera di prima, i miei piedi a stento toccano gli scalini – anzi, mi accorgo di non sfiorarli neppure.

Volo.

Torno in superficie e la luce del Mondo mi colpisce più intensa di prima, segno che sto compiendo bene la mia missione.
Entro dal portale bianco. La stanza circolare sul fondo della torre di alabastro è piastrellata di nero e bianco, a spirale. Al centro giace distesa l'imperatrice, liberata dalla stretta delle catene ma ancora incosciente. Mi avvicino a lei. Scopro una donna anziana, dalle vesti polverose, gli occhi ciechi e i capelli sfilacciati, che a stento respira. Ho un moto di paura. Che io abbia sbagliato qualcosa?
Sento un tocco leggero sulla mia mano. L'imperatrice con le ultime forze mi stringe la mano. Mi accorgo che la rosa che ho sul palmo sta lentamente sbocciando. Cresce, nascono le foglie, sboccia il fiore, rosso intenso come sangue, profumato, forte. Cresce sul palmo della mia mano e infine si sdoppia, si triplica, si quadruplica, e si estende rampicante tutto intorno a me e all'imperatrice. Colgo la rosa dalla mia mano e la dono all'Imperatrice, che la afferra con la mano destra, delicatamente ma con decisione. Di nuovo una grande luce ci avvolge, e un vento luminoso si alza tra di noi. Non vedo niente.
Quando la luce diminuisce di intensità, finalmente vedo l'Imperatrice. È una donna bellissima, i capelli corvini lunghi fino a terra, le vesti ornate d'oro e porpora, gli occhi scuri come la notte ma caldi come l'Amore. Nella mano destra la rosa, nella sinistra l'infinito.
Mi fa dono dell'infinito. L'infinito entra nel mio petto, all'altezza del cuore. Io scompaio in una grande luce, le mie ali per prime, il mio corpo poi. Sono solo luce.
L'imperatrice sale i gradini che portano alla sommità della torre di alabastro, nel più alto dei Cieli Liberi del Mondo. Ad attenderla c'è la Libertà, l'aquila azzurra è tornata dalla sua padrona. Insieme spiccano il volo dalla cima della torre, nel cielo infinito, nel Mondo infinito, che è rosso, giallo, arancione, verde, viola e blu. Blu turchese. Blu come il muro della camera di F.
















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